Non ricordo se è la settima o l’ottava volta che vivo quest’esperienza, ed ogni volta il percorso per arrivarvi è peggio che un percorso di guerra.
Divise da gioco e maglie che arrivano con il contagocce fino all’ultimo secondo, il menù e il materiale necessario alla sua preparazione, le autorità e gli sponsor da invitare, la speranza nella clemenza del tempo, i volontari su cui contare e credere nell’impossibilità di fare tutto da soli, fatto tra l’altro assolutamente deprecabile, gli allenatori da coinvolgere e allineare, l’allestimento, lo svolgimento e lo “sbaraccamento” del tutto.
Ma il compito più improbo, spesso avvilente, frustrante e quasi mai compiuto, il coinvolgimento di tutti i tesserati, soprattutto degli atleti più maturi che dovrebbero essere da esempio e traino per i più piccoli, per l’unico giorno in cui tutti dovrebbero essere orgogliosi di indossare una divisa e portare lo stemma di una società che si prodiga affinchè tutti trovino motivo di crescita attraverso lo sport.
Alla fine della giornata, esausti più o meno, è però obbligatoria una riflessione e il pensiero va a tutti gli amici in divisa nera che hanno contribuito con il loro impegno, coraggio, lavoro, pazienza, entusiasmo, passione e sorrisi alla riuscita di questa giornata, cancellando così le tante amarezze e delusioni vissute nel tempo in un colpo solo ed emozionandomi ancora una volta per la carica di umanità e condivisione che raramente si incontra nella società moderna.
Grazie a tutti e alla prossima.